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giurisprudenza

Sul mandato rilasciato all’estero: conseguenze dell’abolizione della legalizzazione (Cass., Sez. II, 25 marzo 2013, n. 7473)

Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione ha statuito la validità della procura rilasciata redatta secondo lo schema previsto dalla Convenzione dell'Aja del 5 ottobre 1961, riguardante l'abolizione della legalizzazione di atti pubblici stranieri del 5 ottobre 1961. Come è noto, infatti, le procure rilasciate all’estero devono essere validate mediante l'apposizione della formula di "apostille" da parte dell'ente competente dello Stato ove ha sede legale la persona fisica o giuridica, che conferisce la procura stessa. Tendenzialmente, gli enti competenti sono le ambasciate e i consolati degli Stati membri. Pertanto, la sottoscrizione della procura alle liti rilasciata all'estero non deve essere semplicemente legalizzata autenticata da notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato dalla legge dello Stato estero ad attribuirle pubblica fede e non può essere autenticata dal difensore italiano della parte, giacchè tale potere di autenticazione non si estende oltre i limiti del territorio nazionale. La Suprema Corte ha altresì chiarito che la Convenzione dell'Aia del 5 ottobre 1961 riguarda specificamente l'abolizione della legalizzazione di atti pubblici stranieri tra i quali rientrano, per espressa previsione della stessa, i documenti che rilascia un' autorità o un funzionario dipendente da un'amministrazione dello Stato (compresi quelli formulati dal Pubblico Ministero, da un cancelliere o da un ufficiale giudiziario), i documenti amministrativi, gli atti notarili, le dichiarazioni ufficiali indicanti una registrazione, un visto di data certa, un'autenticazione di firma apposti su un atto privato, mentre invece non si applica ai documenti redatti da un agente diplomatico o consolare e ai documenti amministrativi che si riferiscono a una operazione commerciale o doganale.

a cura di Elisa Martorana