Con la sentenza in epigrafe la Suprema Corte ha confermato l'orientamento secondo cui l'apprezzamento circa il rapporto tra le espressioni sconvenienti e offensive, utilizzate dall'avvocato negli scritti difensivi, e l'oggetto della causa, è insindacabile in sede di legittimità.
La valutazione sulla estraneità o meno di tali espressioni con la materia controversia ed il conseguente potere di cancellazione delle stesse, costituisce esercizio di un potere discrezionale del giudice di merito.
A cura di Elena Parrini