Direttore Responsabile:

Susanna Della Felice

Coordinatore di Redazione:

Lapo Mariani

giurisprudenza

Sulla determinazione del compenso dell’avvocato nelle pratiche di successione (Cass., Sez. II, 21 settembre 2011, n. 18268).

Con la sentenza in rassegna i Giudici della Suprema Corte affrontano la tematica della determinazione del compenso del legale che fornisca attività di consulenza e assistenza in una pratica di successione. Secondo l'impostazione del ricorrente, erede dell'avvocato che aveva effettuato le prestazioni professionali, infatti, sarebbe applicabile l'art. 5 punto 4 della tariffa stragiudiziale, secondo cui: "… per l'assistenza delle pratiche di successione, divisioni e liquidazioni, si ha riguardo al valore della quota attribuita al cliente". La Cassazione, invece, sembra essere di diverso avviso giacché ritiene che il giudice dell'appello abbia bene operato nel sottolineare che ai fini della liquidazione occorre avere riguardo non solo al valore della pratica, ma anche alle singole prestazioni effettivamente svolte dal professionista, evidenziando che alla luce delle emergenze istruttorie era emerso che il legale si era limitato ad ottenere l'autorizzazione pretorile all'inventario, redigendo il semplice ricorso per la formazione dell'inventario e prestando attività prodromica di consulenza, che era poi venuta meno a seguito della sopraggiunta morte dello stesso legale. Del resto, nel corso dell'intero giudizio non era stata neppure allegata la prova di siffatte prestazioni professionali. Pertanto, il ricorso viene rigettato e il ricorrente condannato al pagamento delle spese processuali.

A cura di Alessandro Iandelli