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parere

Avvocato. Testimonianza in giudizio arbitrale

E' stato chiesto un parere sulla possibilità di rendere una testimonianza in un arbitrato in cui le parti in lite sono suoi clienti.
In particolare, l’oggetto della testimonianza attiene ad una trattativa intercorsa tra il professionista per conto del proprio marito e di un amico farmacista, per la stipula di un contratto di locazione relativo ad un immobile di proprietà di una delle parti in arbitrato, ma realizzato dall’altra parte nella sua attività di impresa edile.
Tale contratto non si è concluso, in quanto la proprietaria dell’immobile voleva addebitare una somma aggiuntiva rispetto ai canoni, da corrispondere direttamente al costruttore.
Il Consiglio ritiene che le circostanze riferite su cui la testimonianza deve essere resa non sono state conosciute dall’avvocato in virtù del mandato ricevuto a suo tempo dai clienti e che, pertanto, è da ritenersi conforme all’art.58 del codice deontologico, nonché dell’art.51 del nuovo codice deontologico, la sua deposizione testimoniale, non risultando opportuna un’astensione dalla testimonianza.
Come è noto, sulla base della citata disciplina, è rimessa al prudente apprezzamento dell’avvocato la scelta di assumere o meno la veste di testimone in un giudizio i cui fatti gli siano noti, con l'obbligo, in caso positivo, di rinunciare al mandato difensivo senza più poterlo riassumere e curando di evitare che oggetto della testimonianza siano circostanze di fatto ed elementi di difesa da considerarsi coperti dal dovere di segretezza, in modo che non venga arrecato pregiudizio alla parte rappresentata.
Nella vicenda in esame deve, tuttavia, escludersi la violazione della suddetta disciplina, poiché non pare che le circostanze oggetto di accertamento nel giudizio in cui dovrà effettuarsi la testimonianza possano ritenersi coperte da alcun segreto, non riguardando l’attività professionale svolta dall’avvocato nell’interesse delle parti, attualmente in lite tra di loro.