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giurisprudenza

La natura del procedimento disciplinare ed i criteri di indagine della validità della decisione (Cass., Sez. Un., 13 novembre 2008, n. 27049)

La Corte di Cassazione ha ribadito, con la sentenza in epigrafe, un orientamento pacifico, secondo cui il procedimento disciplinare avanti il Consiglio dell‘ordine ha carattere amministrativo.
La Suprema Corte, in particolare, ha fatto corretta applicazione di un principio più volte affermato, secondo cui la contestazione degli addebiti non esige una minuta esposizione dei fatti integranti l’illecito, né l’individuazione delle norme deontologiche, che si assumono violate, poichè è sufficiente che l’incolpato, con la lettura dell’imputazione, sia posto in grado di approntare la sua difesa in modo efficace.
Difatti, l’iter del procedimento e la possibilità che l’incolpato abbia avuto conoscenza dell’addebito e di discolparsi rappresentano i criteri, cui deve attenersi l’indagine volta ad accertare la correlazione tra l’addebito contestato e la decisione disciplinare.
La decisione in esame, inoltre, ha correttamente sostenuto l’idoneità della delibera di rinvio a giudizio a determinare l’interruzione della prescrizione dell’illecito disciplinare dalla data di emissione della stessa, a prescindere dalla successiva notifica degli atti al professionista, poiché essa deve essere compresa nell’ambito degli atti propulsivi del procedimento.

A cura di Guendalina Guttaduaro