La pronuncia trae origine dagli esposti presentati da diversi soggetti contro un Avvocato aventi ad oggetto il mancato pagamento di somme dovute a terzi (come il canone locatizio) e le omesse informazioni ai clienti sullo stato delle pratiche.
Il CNF, con la sentenza in commento, preliminarmente ricorda che l’inadempimento contrattuale e l’omessa informazione al cliente sullo stato della pratica costituiscono illeciti deontologici di carattere permanente e la permanenza cessa nel momento in cui si esegue l’adempimento omesso. Nel caso di specie, non avendo l’incolpato tenuto tale condotta, l’esercizio dell’azione disciplinare risulta tempestivo.
Inoltre, da un punto di vista deontologico, il CNF sottolinea che l’avvocato che non provveda al puntuale adempimento delle proprie obbligazioni nei confronti dei terzi, e ciò indipendentemente dalla natura privata o meno del debito, essendo tale onere finalizzato a tutelare l’affidamento dei medesimi nella capacità dell’avvocato al rispetto dei propri doveri professionali, viola i doveri di probità, dignità e decoro e il dovere di cui agli artt. 63 c. 1 e 64 NCDF. Ciò in quanto la condotta omissiva tenuta dal professionista (mancato pagamento del canone locatizio) compromette la fiducia che i cittadini devono avere nei confronti degli avvocati e, così, comprometta la dignità della professione. La negativa pubblicità che deriva dall’inadempimento, infatti, si riflette sia sulla reputazione del professionista ma ancor più sull’immagine dell’intera classe forense. E ancora più grave risulta essere l’illecito deontologico nel caso in quest’ultimo, non adempiendo ad obbligazioni titolate, giunga a subire protesti, sentenze, atti di precetto e richieste di pignoramento, considerato che l’immagine dell’avvocato risulta in tal modo compromessa agli occhi dei creditori e degli altri operatori del diritto.
A cura di Costanza Innocenti