Nella sentenza che pubblichiamo, la Corte di Cassazione prende in esame il problema della validità delle comunicazioni di cancelleria effettuate tramite e-mail ex art. 136 c.p.c..
Nel caso di specie, la comunicazione della nuova udienza era stata fatta in via telematica, secondo il procedimento convenuto tra la Corte di Appello ed il locale Consiglio dell’Ordine, con conferma della ricezione da parte del destinatario.
La Suprema Corte, premesso che la comunicazione del provvedimento da parte della cancelleria può aver luogo anche in forme diverse da quelle espressamente previste dall’art. 136 c.p.c. (purché vi sia un’attività del cancelliere e sia assicurata la completa conoscenza della comunicazione da parte del destinatario e la certezza della data) afferma che la risposta con cui il professionista conferma di aver ricevuto la comunicazione, garantisce la certezza richiesta dall’art. 136 c.p.c.
Tuttavia, stante la possibilità, pur ridotta, di malfunzionamento del sistema di trasmissione e la gravità delle conseguenze decadenziali, la Corte ritiene non sufficiente la risposta automatica alla mail (“letto”) ma afferma la necessità di una risposta manuale di ricevuta.
Sempre in tema di validità delle comunicazioni di cancelleria, segnaliamo anche l’ordinanza del Tribunale di Firenze del 6.12.06, sulla diversa problematica delle modalità di comunicazione delle ordinanze rese fuori udienza ex art. 134 c.p.c., in cui si afferma che “la specifica del numero di fax e la dichiarazione di voler ivi ricevere l’avviso sono presupposti necessari per legittimare il cancelliere ad effettuare la notifica con il detto mezzo semplificato”. Nel caso in questione, il Collegio evidenzia che la richiesta dell’espresso consenso (qui specificamente prevista, a differenza che nella ipotesi generale di cui all’art. 136 c.p.c.) deve ritenersi imposta dalla particolare rilevanza dell’atto che viene comunicato.
A cura di Ilaria Sordi