La Suprema Corte, con l'arresto in commento, riafferma il principio secondo cui, con riferimento al caso in cui il legale incassi l'assegno consegnatogli dalla controparte e diretto al proprio cliente quale risarcimento del danno da questi subito, integra il reato di appropriazione indebita la condotta dell'esercente la professione forense che trattenga somme riscosse in nome e per conto del cliente ancorché egli sia, a sua volta, creditore di quest'ultimo per spese e competenze relative ad incarichi professionali espletati, salva la dimostrazione non solo dell'esistenza del credito, ma anche della sua esigibilità e del suo preciso ammontare (cfr. Cass. Sez. II, 18 giugno 2009, n. 41663).
a cura di Alessandro Iandelli