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giurisprudenza

Sulla cancellazione definitiva dall’Albo per l’avvocato censurato all’inizio della carriera per una condotta non specchiatissima ed illibata (Cass., Sez. Un., 13 dicembre 2010, n. 25089)

Il caso affrontato nella sentenza in esame dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite è quello di un avvocato che, dopo aver subito la sanzione della censura per essere stato condannato con tre distinte sentenze per il reato di falsità ideologica e dopo essersi cancellato per motivi personali dall'albo, in un momento successivo chiedeva di ritornare all'attività professionale.
Il Consiglio dell'Ordine di appartenenza dell'avvocato accoglieva la richiesta di reiscrizione.
Contro tale decisione, tuttavia, proponeva ricorso al Consiglio Nazionale Forense il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello.
Il Consiglio Nazionale Forense, ritenendo che il fatto che le condotte incriminate sono risalenti nel tempo perde di consistenza e di importanza di fronte
(1) "al carattere non episodico ed isolato, bensì reiterato delle stesse (…distinti episodi di falso, consumato in un…triennio, a riprova di un modus operandi, antinomico rispetto a norme giuridiche e regole deontologiche, tutt'altro che occasionale)",
(2) "al fatto che l'autore…aveva un'età tale da consentirgli di apprezzarne compiutamente il disvalore e le conseguenze",
(3) "alla rilevante gravità delle stesse", essendosi "l'Avv. A.I. … macchiato" (come evidenziato "dal P.G. ricorrente") di "numerosi reati di falso ideologico…rilevanti nella valutazione delle qualità morali di chi aspira ad esercitare la professione legale, consumati in un momento qualificante della stessa (quale è quello connesso all'autentica della firma dell'assistito in calce al mandato alle liti, dalla cui invalidità derivano gravi conseguenze d'ordine processuale),
ritenendo tutto quanto sopra,
il Consiglio Nazionale Forense accoglieva il ricorso proposto dal Procuratore Generale presso la Corte d'Appello ed annullava la delibera del Consiglio dell'Ordine.
Proponeva quindi ricorso davanti alle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione l'Avv. A.I.
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite rigettava il ricorso, negando all'avvocato la possibilità di reiscrizione.
In sede di nuova valutazione dei requisiti di idoneità, le condanne subite dal professionista, infatti, secondo la Suprema Corte, incidono in modo particolarmente negativo sull'affidabilità dell'avvocato stesso e fanno venir meno il requisito della "condotta specchiatissima ed illibata", requisito necessario per ottenere l'iscrizione all'albo o, come nel caso in esame, la reiscrizione a seguito di intervenuta cancellazione.

A cura di Silvia Ammannati