La sentenza in oggetto si occupa della condotta dell’avvocato che, pur non essendo iscritto all’Albo dei cassazionisti, compare negli atti difensivi dinanzi a una giurisdizione superiore.
Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana ha infatti rilevato che nell’epigrafe dell’atto di appello oggetto di detto giudizio erano stati indicati non soltanto il nominativo di un avvocato regolarmente iscritto all’Albo speciale dei cassazionisti, ma anche il nominativo di un difensore non abilitato all’esercizio della professione forense dinanzi alle giurisdizioni superiori.
Tale indicazione, ad avviso dei Giudici siciliani, a prescindere da chi abbia sottoscritto gli atti processuali, è sufficiente a far assumere a entrambi gli avvocati lo status di difensore costituito in giudizio, con la conseguenza che la condotta di entrambi assume rilievo sotto il profilo disciplinare (e non solo), in quanto uno ha assunto il ruolo di difensore dinanzi a una giurisdizione superiore senza esservi abilitato e l’altro ha sottoscritto l’atto indicando come difensore anche un soggetto non abilitato.
Ne deriva, come stabilito dal Consiglio di Giustizia Amministrativa nella sentenza in oggetto, che gli atti del relativo giudizio devono essere trasmessi sia al Consiglio dell’Ordine di appartenenza dei difensori sia al Consiglio Nazionale Forense affinché siano accertate (ed eventualmente sanzionate) le condotte poste in essere dai suddetti legali e che, in ogni caso, il difensore non abilitato debba essere immediatamente escluso dall’accesso al PAT relativamente al medesimo giudizio, fermo restando altresì che allo stesso non sono dovuti compensi per la prestazione professionale.
A cura di Giovanni Taddei Elmi