Direttore Responsabile:

Susanna Della Felice

Coordinatore di Redazione:

Lapo Mariani

giurisprudenza

Il diritto di critica del difensore su provvedimenti giudiziari non può trasmodare in critiche eccessive (Cass., Sez. V Pen., 20 gennaio 2009, n. 2066)

Due colleghi, in un esposto al C.S.M., avevano definito, tra l’altro, “odioso, disumano, sconcertante, gravemente e gratuitamente contrario al senso di umanità…” il provvedimento di un Giudice che negava ad un loro assistito agli arresti domiciliari la possibilità di recarsi alla veglia funebre del padre.
Sostiene la Corte di Cassazione che, pur potendosi criticare anche aspramente i provvedimenti giudiziari, non si può trasmodare in critiche virulente o rancorose censure, con riferimenti, come nel caso di specie, a mancanza di ogni sensibilità, crudeltà ed indifferenza di fronte a tali importanti situazioni di vita, ciò che comporterebbe esiti perniciosi per la serenità dei soggetti coinvolti e la definizione dei procedimenti trattati.
L’invocato codice deontologico, pur giustificando una difesa energica e rigorosa del proprio assistito, afferma la Corte, non vale quale causa di giustificazione per affermazioni ove il Giudice ritenga, adeguatamente motivando, che si siano travalicati le ragioni ed i limiti propri della mediazione che il linguaggio difensivo deve apportare ai livori e rancori della parte assistita.

A cura di Giacomo Passigli