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giurisprudenza

Il laureato in giurisprudenza che simula l’esistenza del titolo professionale di Avvocato, commette il reato di esercizio abusivo della professione forense (Cass., Sez. VI Pen., 13 febbraio 2015, n. 6467)

Nell'arresto giurisprudenziale in commento, i giudici di legittimità tornano a ricordare (cfr. SS. UU. n. 11545/2011) che il reato di esercizio abusivo di una professione, essendo di natura istantanea, non esige un'attività continuativa organizzata, perfezionandosi bensì con il compimento di un solo atto tipico della professione che viene esercitata abusivamente.
Si precisa inoltre che l'eventuale movente dello scopo di lucro, oppure motivazioni di natura meramente privata e perfino il previo assenso del cliente, non producono alcun effetto esimente sulla condotta penalmente rilevante dell'esercizio di una professione senza il prescritto titolo abilitativo.
Nel caso di specie, un semplice laureato in legge, non abilitato all'esercizio della professione forense, si recava in più occasioni presso un istituto penitenziario, per colloquiare con un detenuto, simulando la propria qualità di Avvocato ed, altresì, presentando al personale di polizia penitenziaria un verbale di denuncia di smarrimento di una serie di documenti per giustificare il mancato possesso della tessera del proprio ordine di appartenenza.
a cura di Devis Baldi