Nel caso in esame, un avvocato veniva segnalato da un ex cliente, sia al Consiglio dell’Ordine di appartenenza che alla Guardia di Finanza, per aver preteso compensi superiori a quelli dovuti e per non aver rilasciato una fattura fiscalmente valida. Tuttavia, il successivo controllo esperito dalle Fiamme Gialle aveva esito negativo.
Pertanto, il legale agiva in giudizio contro l’ex assistito per ottenere il risarcimento del danno all’immagine asseritamente patito a causa dell’accusa, rivelatasi a suo dire calunniosa e falsa.
La domanda, però, seppur accolta in primo grado, veniva respinta dal Giudice del gravame, la cui pronuncia è stata confermata dalla Suprema Corte.
Infatti, la Corte di Cassazione, chiarito che dagli atti di causa non era emersa la natura calunniosa delle due missive, ha osservato come l’esito negativo dell’ispezione effettuata dalla Guardia di Finanza, seppur rappresentando “sicuramente un dato significativo”, non fosse sufficiente a comprovare il contenuto falso delle lettere. Ciò in quanto l’avvocato non avrebbe dimostrato con certezza l’invio, all’epoca dell’esposto, di regolare fattura al proprio cliente, non avendola prodotta in giudizio.
a cura di Marco Ferrero