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giurisprudenza

E’ possibile rilevare d’ufficio l’illegalità della pena qualora il ricorso per Cassazione sia inammissibile? La parola alle Sezioni Unite (Cass., Sez. V Pen., 14 Aprile 2015, n. 15233)

Nel caso in esame, la quinta sezione penale della Corte di Cassazione ha riscontrato che il ricorso presentato alla stessa fosse inammissibile (per deposito oltre i termini), nondimeno rilevando che la pena con la quale era stata condannata la ricorrente nei due giudizi di merito fosse “illegale”.
Invero, l'imputata era stata giudicata e condannata dal Tribunale di Agrigento, prima, e dalla Corte di Appello di Palermo, poi, per il reato di “lesioni personali” con una malattia procurata alla parte offesa di durata inferiore ai venti giorni.
Di talchè, posto che, per competenza, il giudizio di primo grado si sarebbe dovuto svolgere presso il Giudice di Pace, ne discendeva l'illegalità della pena della reclusione di mesi due, comminata alla ricorrente dal giudice togato.
La Corte di Cassazione si è quindi chiesta se potesse rilevare d'ufficio l'illegalità della pena, prendendo atto, al riguardo, di un contrasto giurisprudenziale.
Ad avviso di un primo orientamento tutte le cause di inammissibilità del ricorso per Cassazione precludono la formazione di un valido rapporto di impugnazione e, quindi, impediscono l'esercizio del potere di cognizione del giudice ad quem. Nondimeno, un secondo indirizzo ritiene invece che la comminazione di una pena illegale contrasta con il principio di legalità ex art. 1 c.p. e con la funzione costituzionale della pena ex art. 27 Cost., permettendo così di procedere al necessario annullamento della sentenza impugnata anche qualora il ricorso venga giudicato inammissibile.
La soluzione del suddetto contrasto è stata quindi opportunamente rimessa al vaglio delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione.
 
A cura di Devis Baldi