La Cassazione affronta il quesito promosso dal legale che acquista la titolarità di un credito tra il suo cliente e un Comune presso il quale lo stesso aveva svolto un incarico precedente.
Il credito era però contestato dal Comune e quindi in grado di appello il legale si vede rigettare il riconoscimento di detto credito e della validità della cessione.
Con ricorso alla Suprema Corte chiede che invece venga accertata la validità della cessione e quindi condannato il Comune al pagamento di quanto asseritamente dovuto; la Corte però chiarisce che, pur restando valida una cessione avente ad oggetto un credito contestato, il suo effetto traslativo si manifesta solamente a seguito del suo accertamento.
“In altri termini, se pure il negozio di cessione concluso tra il cliente ed il difensore è valido, pur avendo ad oggetto un credito incerto, perché contestato, quello stesso negozio non è efficace fino a quando il credito non venga ad esistenza, a seguito dell’accertamento della titolarità in capo al cedente”.
Su tale base respinge il ricorso e condanna il legale al versamento del doppio del contributo unificato.
A cura di Simone Pesucci