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giurisprudenza

Il duplicato informatico del documento sottoscritto telematicamente non necessita dell’attestazione di conformità da parte dell’avvocato e non presenta alcun peculiare segno grafico (la coccarda e la stringa alfanumerica indicante i firmatari dell’atto), elementi che al contrario contraddistinguono la copia informatica, per la quale è necessaria l’attestazione di conformità rispetto all’originale (Cass. Sez. VI, Ord., 19 settembre 2022, n. 27379)

In tema di processo civile telematico la Suprema Corte torna a chiarire la distinzione tra duplicato informatico e copia informatica di un documento digitale, nel caso di specie in merito al duplicato informatico di una sentenza emessa dalla Corte d’Appello, dalla cui notifica era stata – correttamente – calcolata la decorrenza del termine breve per l’impugnazione.

I Giudici di legittimità, riconoscendo l’errore dei ricorrenti, precisano che il duplicato informatico di un documento nativo digitale è il documento informatico ottenuto mediante la memorizzazione della medesima sequenza di valori binari del documento originario. Da qui la conseguenza per la quale la corrispondenza del duplicato informatico al documento originario non emerge dall’uso di segni grafici (come al contrario avviene per la copia informatica, che presenta la coccarda ed una serie alfanumerica indicante il soggetto firmatario dell’atto), ma dall’uso di specifici programmi in grado di verificare e confrontare l’impronta del file originario con il duplicato. Non da ultimo, la Suprema Corte ritiene corretto l’operato del giudice di secondo grado, che aveva dichiarato l’inammissibilità del ricorso per tardività dell’appello, laddove precisa altresì che il duplicato informatico non necessita l’attestazione di conformità rispetto all’originale, in linea con il dettato dell’art. 23 bis del DL 179/2012.

                                                                                                                                                                                                                                                                                A cura di Elena Borsotti