Con la sentenza in commento il C.N.F. fornisce un utile chiarimento circa il regime delle incompatibilità con lo svolgimento della professione di avvocato disegnato dall’art. 18, lett. C), co. 1 della L. n. 247/2012.
Nel caso di specie un Avvocato accettava di svolgere l’incarico di amministratore unico di una società partecipata al 76,91% da soggetti pubblici e posseduta per il resto da privati, ritenendo che tale ruolo non fosse incompatibile con lo svolgimento della professione d’avvocato poiché il soggetto sociale aveva di fatto natura pubblicistica, stante il controllo pubblico esercitato da una partecipazione di quasi l’80%.
Il COA di appartenenza, rilevata una situazione di incompatibilità ai sensi dell’art. 18, lett. C), co. 1 della L.P, disponeva la cancellazione dall’albo dell’Avvocato in questione, il quale proponeva ricorso al C.N.F. in sintesi fondando la propria tesi sulla natura pubblicistica della Società di cui era amministratore unico.
Il C.N.F., confermando sul punto la decisione del COA, rileva tuttavia che la disposizione in questione ha un significato letterale indiscutibile, laddove stabilisce che vi sia compatibilità solo quando la società è a capitale interamente pubblico. Ciò significa che, indipendentemente dalla natura pubblica o privata di un soggetto – circostanza dunque del tutto ininfluente ai fini di applicazione della disposizione in questione – affinché l’incarico sociale sia compatibile con lo svolgimento della professione di avvocato è necessario che la società abbia un capitale interamente pubblico. Se così non è, come nel caso di specie, deve farsi applicazione del regime delle incompatibilità chiaramente disegnato dal legislatore.
Ha pertanto confermato la cancellazione dall’albo dell’Avvocato per incompatibilità tra incarico di amministratore unico di una società partecipata pubblica al 76,91% e la professione di avvocato.
A cura di Silvia Ventura